Leggende sulla storia della traduzione

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Il mondo della traduzione è affascinante quanto ambiguo. Di fronte ad un testo arcaico, del cui passato storico-contestuale non abbiamo diretta conoscenza, diventa difficile scegliere le parole giuste, come la giusta chiave d’interpretazione.

Proprio per questo il mondo della traduzione è così interessante. Di seguito vi mostreremo alcuni degli episodi più curiosi generatisi proprio a causa dell’ambiguità di fondo della traduzione. Nel mondo delle lingue arcaiche, è certamente più facile sbagliare. Ma ancora più divertente è vedere come gli errori moderni si siano basati proprio su una mancanza di comprensione tra popoli.

Le leggende più note

Una delle leggende più note del mondo della traduzione riguarda l’epoca della storia moderna e l’affascinante periodo delle esplorazioni geografiche. Proprio durante una delle spedizioni esplorative in Australia, il Nuovo Continente, si narra dell’incontro tra un inglese e un aborigeno. L’inglese, vedendo saltare nella foresta uno strano animale mai visto prima, chiese spiegazioni all’indigeno. In tutta risposta, deduce dalla sua lingua che l’animale si chiami canguro (ascoltando le parole dell’aborigeno, ‘kangaroo’). In realtà, la leggenda vuole che il nome dell’animale sia il più esilarante prodotto di un misunderstanding: in lingua aborigena, kangaroo non significa assolutamente nulla. L’unica parola somigliante è una specie di marsupiale decisamente più piccolo del canguro, chiamato dagli aborigeni ‘gangurru’. Chissà cosa aveva detto veramente l’aborigeno!

Un secondo episodio storico, più vicino a noi, è la famosa gaffe nel discorso di John Fitzgerald Kennedy nel discorso di fronte al muro di Berlino pronunciato nel 1963. La sua clausola, ‘Ich bin ein Berliner‘, non significa ciò che il presidente avrebbe voluto dire per elicitare uno spirito di riconciliazione con la Germania (ossia ‘Sono anch’io un berlinese’). Al contrario, per effetto dell’articolo indeterminativo ein, la frase fu percepita dai parlanti tedeschi come un ‘io sono un krapfen’. Infatti, il nome del famoso dolce fritto tedesco è proprio ‘berliner’. L’esilarante leggenda è stata smorzata da successive smentite che riabilitano l’intenzione del presidente, il quale, prima del discorso, lo aveva vagliato con un esperto revisore di madrelingua tedesca. A dispetto delle buone intenzioni, l’effetto divertente rimane ancora oggi.

Quello che più fa riflettere in epoca contemporanea è la difficoltà nella traduzione dei brand e degli spot pubblicitari. Nel mondo capitalizzato dalla percezione delle masse, un singolo errore di marketing può condurre a conseguenze disastrose sul mercato: alcuni brand molto famosi hanno perso clientela e soldi proprio per via dell’inadeguatezza delle traduzioni.

Errori di traduzione dei brand

Un esempio per tutti, è il nome Coca Cola, che in lingua cinese suona qualcosa come “mordi il girino di cera”; la Pepsi, con il suo famoso slogan ‘Come Alive’, sarebbe invece stato tradotto nell’infelice ‘Riporta in vita i tuoi cari’.
La General Motors invece ha letteralmente dovuto cambiare il nome della sua nuova auto appena messa sul mercato messicano col nome di ‘Nova’. In spagnolo, con un semplice cambio di accento, suonava come ‘non funziona’ (no-va): questo trick linguistico, pur sembrando banale, portò ad uno spaventoso calo delle vendite ricolmato solo con la sostituzione del nome in Caribe.

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Aniti