Dimmi che lingua parli e ti dirò chi sei: sì, perché lingue e carattere sono strettamente connessi.
O, almeno, questo è quanto emerge da diversi studi svolti dalle più grandi istituzioni universitarie del mondo.
Una delle ricerche più importanti in questo senso è stata svolta dal professor David Myers dell’Hope College di Holland. Myers partì dalla lingua tedesca, da lui considerata più rigida e fredda, per evidenziare delle correlazioni con atteggiamenti e attitudini.
Di fatto le sue osservazioni erano giuste: i parlanti tedeschi si rivelarono molto più inquadrati e meno inclini allo humor dei parlanti spagnoli e di tutti coloro che non corrucciano il viso per una questione di pronuncia.
Si potrebbe dire, insomma, che l’espressione che si assume quando si parla influenza il modo di approcciarsi alle cose e alle persone. Una tesi sostenuta anche dai professori Robert Krauss e Chi-Yue Chiu, appartenenti rispettivamente alla Columbia University e all’Università di Hong Kong.
Il loro studio congiunto portò alla conclusione che la lingua, pervadendo la vita quotidiana ed essendo implicata nella maggior parte dei fenomeni alla base della psicologia sociale, influisce sul carattere e sulle azioni, scatenando diverse reazioni e permeando il modo di essere di ognuno di noi.
Anche l’economista comportamentale Keith Chen, professore associato alla Anderson School of Management dell’UCLA, stabilì con una ricerca che lingue e carattere sono connesse: stando ai suoi studi, addirittura, influiscono sulla capacità di risparmiare e guadagnare.
In base alle ricerche di Chen, a lingue più fredde e con regole rigide corrispondono risparmiatori provetti, mentre a lingue più calde ed emozionali corrispondono persone che fanno meno attenzione alle spese.
Studi e ricerche a parte, basta pensare a un fatto semplice per capire quanto lingue e carattere siano legate: le persone usano la lingua ogni giorno per celebrare, comunicare, negoziare, imparare, legiferare, documentare e discutere.
Un elemento così essenziale per l’essere umano, non può, dunque, essere sterile. Lascia una vera impronta, riconoscibile in tutto il mondo.