Come nasce una nuova lingua?
La lingua nasce da un’ovvia esigenza, che è quella di comunicare. Poter parlare con altre persone è chiaramente una necessità primaria, che consente di acquisire nuove nozioni fornendone altre in cambio. Da questo bisogno primario nascono le lingue.
Esse sono fortemente plasmate dalla regione e dal popolo da cui si originano. Ad esempio in un luogo freddo e caratterizzato da condizioni climatiche prevalentemente sfavorevoli potremmo avere molte parole diverse per descrivere la pioggia o la neve. Questa necessità non esisterà a latitudini più calde, dove dire ‘Piove!’ o ‘Nevica!’ sarà più che sufficiente a descrivere ciò che sta accadendo.
Affinché una lingua si mantenga intatta nel tempo, però, è necessario che essa evolva, adeguandosi sempre a descrivere le novità del mondo che le circonda, e comprendendo quindi nuovi idiomi per descriverle. Se ciò non avviene, diventerà obsoleta. In questo modo tenderà ad essere parlata da sempre meno persone e infine a scomparire.
Ma quanto è frequente che una lingua scompaia?
A primo impatto si potrebbe pensare che la scomparsa totale di una lingua sia un fenomeno isolato e assai raro. Nella realtà dei fatti, però, non è affatto così. Se culturalmente rappresenta una perdita, dal punto di vista pratico, è invece una necessità. Non si può continuare a parlare con una lingua che non evolve, con cui quindi non si possono comunicare aspetti fondamentali della quotidianità.
Quando una lingua scompare, tendenzialmente non c’è alcuna possibilità di recuperarla.
I motivi per cui un idioma scompare
I motivi per cui una lingua può sparire sono vari, e tutti hanno a che fare con la mancata innovazione della stessa. Tra questi i più frequenti sono:
- Riduzione in numero della popolazione parlante, che viene decimata a seguito di eventi fortemente traumatici, quali epidemie, carestie e guerre;
- Colonizzazione, sia essa militare o culturale. Quando avviene la conquista di un popolo da parte di un altro, più numeroso, la popolazione nativa tenderà sempre meno a parlare la propria lingua, adottando invece quella dei colonizzatori: questo può sicuramente derivare da una costrizione esterna, ma in verità deriva anche da una necessità primaria, che è quella di comunicare con coloro che li hanno conquistati. Questo farà sì che la nuova lingua si sostituisca in toto alla vecchia, oppure che si crei una lingua alternativa, derivata dalla mescolanza tra le due;
- Omologazione linguistica all’interno di uno stesso Stato: l’Italia è un esempio lampante di questo. Quando si vuole costruire un linguaggio unico, d’identità nazionale, è chiaro che questo verrà insegnato nelle scuole. Ciò che ne consegue è la naturale scomparsa dei dialetti parlati in ogni singola regione, ma anche in ciascun paese. I dialetti sono sempre meno parlati, e spesso alcune parole sono del tutto sconosciute tra le generazioni più giovani.
Qual è la lingua meno parlata del mondo oggi?
Ad oggi, la lingua meno parlata è lo Zàpara. Questa lingua viene parlata da non più di cinque persone in Amazzonia, più precisamente in Ecuador, in una piccola regione sperduta chiamata Pastaza. Al fine di non perdere del tutto questa tradizione culturale, l’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) ha deciso di far insegnare la lingua dalle cinque persone parlanti Zàpara a venti bambini e a un glottologo, in maniera tale da poter non solo tramandarla ma anche stilarne delle regole e redigerne una grammatica essenziale.
Non solo lo Zàpara. Nel mondo di oggi esistono altre lingue parlate da una manciata di persone. Tra queste il S’AOCH, linguaggio di origine cambogiana parlato oggi da dieci persone circa, le quali si riferiscono a loro stessi come ‘persone senza valore’, ovvero Taowk. La Cambogia è in generale un’area in cui molte lingue si sono estinte nel tempo, proprio per via delle continue invasioni sia militari che culturali.