Paese che vai, e-mail che trovi: come ogni forma specifica di comunicazione, anche la posta elettronica richiede un certo tipo di linguaggio. Per questo è bene conoscere le differenze che, di Paese in Paese, fanno le regole della e-mail netiquette.
Partiamo dai Paesi che parlano la lingua inglese: qui esiste una notevole differenza tra mail formali e mail informali.
Le cosiddette formal mail, infatti, seguono delle rigide regole, che prevedono specifiche frasi da usare per aprire il discorso, fare delle richieste e chiudere la comunicazione.
Diverso invece è per le mail informali, che sono svincolate da qualsiasi tipo di obbligo, fatto salvo l’uso del caps lock, che è riconosciuto come aggressivo (ma questo vale per ogni parte del mondo).
Netiquette in Oriente
Spostandoci invece in Oriente, chi parla e scrive cinese non si stupirà di vedere emoji e animoji anche nelle mail professionali: queste ultime hanno infatti un peso specifico e sono perfettamente integrate.
In Cina
Sempre in Cina, in qualsiasi caso, si evitano i pronomi personali e si usa sempre il nome della persona cui ci si rivolge, mettendo prima il cognome e poi il nome proprio. Non solo: si evita anche la negazione “no”, perché ritenuta troppo aggressiva. Si usano, invece, dei giri di parole come “sì, ma” “forse sarebbe meglio” o “certo, però“.
In Giappone
Queste forme morbide di rifiuto si usano anche in Giappone, dove la cortesia viene prima di tutto, al punto che ogni mail deve iniziare con delle scuse per il disturbo, qualsiasi sia il loro utilizzo.
Fatta eccezione per l’Italia, infine, è difficile che nelle mail ci si firmi con il proprio titolo accademico. Tuttavia, un po’ ovunque, è gradito dare del Lei a chi si trova gerarchicamente più in alto o è più anziano e domandare sempre prima di dare liberamente del tu.